Svizzera complice della tortura dello Stato spagnolo

Tema: Tutt* Liber*
Data: 07/04/2017
Di: RRN

“Siamo scesi per le strade oggi perché la domanda di asilo di Nekane e la richiesta di non-estradizione allo Stato spagnolo sono stati respinti”, così il volantino distribuito ieri alla manifestazione “FreeNekane” a Zurigo. A esattamente un anno dall’arresto della compagna, circa 400 persone hanno marciato nel quartiere 4 della città passando per la prigione del Bezirksgebäude dove sono stati fatti degli interventi al megafono e fatto un po’ di rumore rivendicando la libertà della compagna perseguitata. Cori antifascisti e femministi sono stati scanditi con rabbia contro la decisione della “giustizia” Svizzera di consegnare Nekane nelle mani dello Stato torturatore spagnolo.

Nekane Txapartegi, giornalista, attivista politica e consigliera comunale di Asteasude, comune basco, fu arrestata inizialmente nel 1999 dalla polizia paramilitare spagnola (Guardia Civil), sospettata di essere una sostenitrice dell’ETA (organizzazione clandestina basca) venne torturata e violentata durante il periodo di “Arresto-Incomunicado” (prigionia senza alcun contatto con l’esterno, avvocato compreso). Sotto tali torture fu costretta a rilasciare delle confessioni, che smentì in seguito. Nel 2007 fuggì dalla Spagna prima di essere rimessa in carcere e raggiunse la Svizzera, dove aveva buoni contatti e l’opportunità di rifarsi dalle brutalità subite. Nello stesso anno venne tuttavia condannata dalla “giustizia” spagnola per le dichiarazioni fatte sotto tortura e sevizie, mentre queste vennero poi, come purtroppo in Spagna spesso succede, messe a tacere malgrado fossero molto ben documentate.

Violenza sessuale è una ragione di asilo (foto: rrn)

Il 28 marzo 2017 viene reso noto che le autorità federali hanno respinto la richiesta di asilo, optando dunque per l’estradizione. Gli avvocati della compagna Nekane hanno bollato questa decisione come incompetente e lacunosa, ribadendo la veridicità delle prove in seno alle torture subite e ricordando anche che la Spagna è stata condannata già otto volte per tortura dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. Malgrado non sorprenda più di tanto il fatto che la Svizzera preferisca consegnare Nekane agli spagnoli piuttosto che ammettere che un paese amico europeo commetta simili atrocità nelle carceri, c’è molta rabbia nell’aria, e solidarietà. Sul piano legale verranno tentati dei ricorsi e ci si impegnerà affinché per lo meno, non venga estradata. Mentre le organizzazioni politiche reclamano per le strade la sua liberazione immediata, per Nekane e per tutte/i le/i prigioniere/i politiche/i.

La lotta in strada per la libertà di Nekane dalle celle zurighesi va accentuandosi nelle ultime settimane, dove sono state effettuate diverse azioni di solidarietà. Una suonata di petardi serale fuori dal carcere la sera della decisione sciagurata delle autorità elvetiche, il giorno dopo una massiva dimostrazione in centro città a Zurigo con un blocco di donne unito e combattivo in testa al corteo. Manifestazioni anche a Basilea e Berna lo stesso giorno. Nei quartieri di diverse città compaiono costantemente nuovi graffiti, scritte e striscioni, così come anche manifesti e stickers “FreeNekane”. Ieri ha avuto luogo anche un’azione a Berna nella quale un gruppo di solidali ha “visitato” l’Ufficio Federale di Giustizia, principale responsabile dell’estradizione di Nekane, e ci ha depositato della spazzatura. In Ticino invece è stato persino stampato e sistemato un falso 20 Minuti nelle cassette delle stazioni di Chiasso e Lugano, il tema? Sei pagine di informazione sul caso Nekane. Non si arrende nessuno, neanche lei, che resta attiva scrivendo e comunicando con chi solidarizza fuori le mura. Manteniamo il tema presente, non dimentichiamoci delle compagne e dei compagni che sono stati imprigionati nelle gabbie dello Stato, e non permettiamo che delle ipocrite relazioni diplomatiche abbiano più peso che la sicurezza e l’integrità di un essere umano.

Tutte/i Libere/i!
Più informazioni: http://www.freenekane.ch

 

 

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