Dopo G20; sviluppi e riflessioni
Terma: Proteste
Data: 11/07/2017
Di: RRN
Le proteste degli ultimi giorni ad Amburgo hanno occupato le cronache di tutto il mondo. Polemiche, rabbia, critiche, accuse, ringraziamenti, ce n’è per tutt*. E mentre domenica 9 luglio Amburgo metteva insieme i cocci dopo tre giorni di caos, la polizia e la politica tenevano la conferenza stampa di chiusura, tentando di giustificare gli oltre 130’000 milioni di euro investiti per garantire lo svolgimento di un summit inutile. Qualche altro numero; dal 22.6 al 9.7 la polizia ha effettuato 186 arresti, 225 misure di custodia temporanea ed emesso 37 mandati di cattura, i quali sarebbero aumentati a 57 secondo un aggiornamento di lunedì 10 luglio (Polizei Hamburg). Si contano inoltre 476 poliziott* ferit*; la gravità e la modalità dei singoli ferimenti è tuttavia nota solo a* dirett* interessat*. Domenica sera per esempio, il portale tedesco hessenschau.de rivela che 130 agenti si sarebbero ferit* da soli a causa della quantità di gas lacrimogeni e spray al pepe inalata in seguito alle aggressioni contro i/le manifestanti. Nel bilancio compariranno comunque nelle statistiche dei feriti da* dimostranti, per i/le quali invece non si può fornire un numero preciso visto che hanno preferito farsi prestare assistenza medica da* sanitar* auto-organizzat*.
I rappresentanti delle istituzioni alla conferenza stampa di domenica: “Erano decenni che non si vedevano scene di violenza simili, eravamo preparati da tempo, ma non ad una cosa così”. Oppure: “Ringraziamo i/le collegh*, salutiamo i/le ferit*, ma ce l’abbiamo fatta!”. Ma ce l’avranno fatta a fare che cosa? A farsi prendere in giro per l’ennesima volta da chi gli/le sfrutta per pararsi le spalle? Oppure ce l’hanno fatta a togliersi qualche sfizio ai danni di manifestanti senza doversi giustificare più di tanto visto “lo stato di emergenza”? Per i media e la polizia sembrerebbe tutto iniziato la notte del 6 luglio. Eppure già in precedenza la polizia aveva cominciato a provocare le frange de* manifestanti. Rammentiamo che il 2 luglio – malgrado la decisione della Corte di Amburgo di autorizzare i campi alloggio – 800 poliziotti in assetto antisommossa hanno sgomberato l’Antikamp camp. Motivo: “Presunzione presenza di violent*”. Il 4 luglio viene poi attaccato anche il campo ad Elbpark e in Massenstrasse piccoli affollamenti di persone vengono annaffiati dai cannoni ad acqua. Questa strategia non ha creato certo le condizioni per la deescalation della violenza. Il 6 luglio poi, avrà fatto la mossa migliore la polizia attaccando repentinamente il blocco nero in testa al corteo anticapitalista “Welcome to hell” disperdendolo in piccoli gruppi? Gruppi che hanno cominciato in seguito a fare casino altrove. Tale strategia non è comunque un caso, c’è un personaggio che andrebbe presentato. Il responsabile delle operazioni di polizia durante i giorni del G20, Harmut Dudde.
Lo chiamano lo “sceriffo law-and-order”, il creatore della “Hamburger Linie” – strategia di intervento rapido senza tolleranza – l’uomo che aveva già coordinato le operazioni di polizia durante gli scontri del 21 dicembre 2013 davanti alla Rote Flora. “Un cane duro”, secondo lo JungeWelt, l’uomo giusto insomma per un’escalation della violenza. Nel 2001 Dudde, allora membro del partito Schill (destra conservativa), viene nominato a capo della polizia antisommossa in seguito al sorprendente risultato elettorale del suo partito (19.4% alle comunali). Da allora tra lui e la resistenza anticapitalista cittadina è nata una vera e propria faida. Dudde negli anni ha dovuto rispondere di diverse violazioni nell’ambito dell’ordine pubblico, le ultime in relazione agli sgomberi dei due campi autorizzati il 2 e il 4 di luglio. Un avvocato in relazione alla gestione della sicurezza durante il vertice: “Pugnalata allo Stato di diritto” (taz.de). Malgrado le accuse attribuitegli negli anni, “lo sceriffo” continua a godere dell’appoggio dei partiti borghesi incluso l’SPD (Partito Socialdemocratico tedesco), che lo definisce senza mezzi termini: “L’uomo migliore”. Come riassunto in precedenza, la strategia della polizia – supportata anche dal sindacato di settore amico del AFD (Estrema destra) – era quella di attaccare e reprimere in maniera sistematica e rapida, qualcosa che ricorda nel concetto vagamente la “Blitzkrieg”, strategia di guerra nazista.
La strategia dell’aggressione:
Dudde e i suoi volevano dunque attaccare fin’ da subito i differenti movimenti di protesta in maniera da evitare un’escalation Oppure era proprio quello che stavano cercando? La polizia ha dichiarato più volte di essere stata sopraffatta dalla strategia dei piccoli gruppi mascherati sparpagliati per la città. Cosa si aspettavano dopo l’attacco alla dimostrazione “Welcome to hell”? Ottenere uno scontro in centro dove le forze dell’ordine erano presenti in massa, oppure di intimidire e neutralizzare i contestatori e le contestatrici più radicali? Quando le azioni insurrezionaliste hanno cominciato ad espandersi a macchia d’olio nei quartieri circostanti la polizia ha impiegato ore ad intervenire. La soluzione per garantire l’ordine pubblico sfoderata? Impiegare la squadra speciale antiterrorismo SEK per sgomberare la zona barricata nel Schanzeviertel, in quanto, secondo il Führer, “Era una situazione rischiosa e volevamo evitare un morto, per questo abbiamo impiegato degli agenti armati”. Evitare un morto mandando in azione degli agenti addestrati ad uccidere? Qualsiasi sia la prospettiva di una scelta simile resta un gesto significativo; un segnale chiaro a chi decide di affrontare la forza dello Stato. Segnale che verrà confermato dall’utilizzo sempre più frequente della parola terrorist*. Le dichiarazioni della polizia di Amburgo e del relativo sindacato nel dicembre del 2013 d’altronde lasciavano pochi dubbi : “La prossima volta vi spariamo addosso!”.
I gruppi di protesta:
La protesta insurrezionalista ha assunto dimensioni inaspettate. La polizia e la politica potranno dare tutta la colpa a* membri del blocco nero, ma qualcosa qualcun* l’ha notato, non c’è stata alcuna volontà di evitare le escalation. Il sindaco Scholz dovrebbe scusarsi invece di ringraziare chi lo ha aiutato a permettere che un evento di imposizione istituzionale avesse luogo in città. Riguardo alla furia distruttiva in azione ad Amburgo non crediamo che si possa parlare di una massa omogenea orchestrata dall’alto, come opinato da qualcuno in conferenza. Bensì gruppi e individui di diversa tipologia con un denominatore comune; la rivolta contro autorità e proprietà. Le condizioni erano favorevoli, anche per molti che si sono uniti alla massa già in rivolta. Le autorità hanno tuttavia preferito proteggere il summit dei venti dalla furia della protesta a scapito dei quartieri limitrofi. Prima hanno stuzzicato il nido di vespe e poi puntato il dito. “Qua c’era la guerra civile!” esclama un’abitante del Schanzeviertel il sabato dopo gli scontri. “Perché?”, si chiedono alcun* abitanti. Le manifestazioni pacifiche sono un punto fermo della democrazia, non hanno però un grande effetto. Mentre la disobbedienza civile si spinge fuori dagli schemi, quelli stessi schemi posti dallo Stato garante del sistema autoritario e di sudditanza. È realistico aspettarsi delle proteste pacifiche e politicamente corrette quando vengono invitati a riunirsi dei criminali internazionali? Quando neanche la polizia e i grandi venti sono a loro volta corretti nelle politiche perpetrate, come si può pretendere che la contrapposizione a quest* potenti sia inoffensiva? Certo, con una massa arrabbiata per le strade, possono succedere molte cose; danneggiamenti, auto bruciate, negozi saccheggiati, ecc…, ma una cosa è difficile da confutare, non si riscontrano aggressioni o coazioni fisiche ai danni di civili. Alcun* di quest* si son vist* bruciare l’automobile, imbrattare la facciata di casa, danneggiare il bancomat all’angolo, ma in un mondo di assicurazioni – oggettivamente – che tragedia potrà essere? Il materiale si sostituisce, la dignità e la vita dei popoli no. E di sicuro anche Carhartt, Apple, Rewe e Budni non finiranno sul lastrico o si vedranno la pensione decurtata per delle filiali distrutte. Emblematico uno striscione comparso successivamente: “Auto bruciano, voi gridate – Persone muoiono, voi tacete”.
Conseguenze e repressione:
Il G20 è stato un win-win per la politica borghese. Il summit non è stato attaccato direttamente, i disordini sono stati circoscritti ai quartieri limitrofi, sperimentate nuove tecniche repressive e scatenato l’opinione pubblica contro la sinistra radicale. “Abbiamo avuto a che fare con degli anti-democratici!” ha dichiarato in conferenza il Senatore degli interni di Amburgo – Andy Grote (SPD) – lasciando intendere che gente come Erdogan o il re Salman siano la democrazia in persona. Ora però la borghesia studia nuove strategie repressive – si parla di un database europeo per i/le “terrorist* delle dimostrazioni”. Ed è proprio questo il punto. Era solo questione di tempo prima che si sarebbe cominciato ad introdurre la definizione di terrorist* per i/le militanti della scena radicale. Un nemico pericoloso dello Stato borghese vorrebbe etichettare direttamente con una parola chiave “spogliandolo” del termine di manifestante. Nell’ambito dell’antiterrorismo che cosa non può fare lo Stato? Niente, manovra libera. Spiare, arrestare senza motivo, interrogare, torturare(?)…
Fonti: bpb.de, hesseschau.de, presseportal.de, abendblatt.de, taz.de, jungewelt.de, n-tv.de
Conferenza stampa: https://www.youtube.com/watch?v=9p3QjCG0JlE