Una lapide per Locarno

Tema: Lotta per la città
Data: 25/01/2018
Di: RRN

Locarno, inverno 2018. Dalle mura accanto alla rotonda è appeso uno striscione con la scritta “Città della riforma”. Il significato di questa denominazione si può leggere sul sito del comune:

     “Seguendo l’invito della Comunità Evangelica Riformata di Locarno e dintorni la Città     di Locarno ha chiesto di aderire alla rete internazionale delle Città europee della Riforma,     istituita dalla Comunione di Chiese protestanti in Europa. La candidatura è stata accolta nel febbraio 2017.”
(…)
     “A Locarno si formò negli anni 1540 un movimento riformato che diede velocemente vita a una comunità di ispirazione riformata. Alla comunità non fu però concessa libertà di fede. Nel 1555 ai riformati fu imposto di scegliere tra l’abiura e l’esilio. La maggioranza scelse di emigrare a Zurigo, dove fu accolta. L’esilio imposto ai riformati è rimasto impresso indelebilmente nella memoria di Locarno.”
(…)
     “Nell’anno (2017) in cui si commemorano i 500 anni dalla pubblicazione delle tesi di Martin Lutero, il Municipio desidera sottolineare come Locarno ha saputo superare le antiche e profonde lacerazioni per proporsi come luogo di riconciliazione, di pace e di integrazione.” (http://www.locarno.ch/it/locarno-citta-europea-della-riforma)

Un paio di concetti che appaiono in questo testo: Libertà di esistenza non concessa a gruppi sociali in minoranza; Abiura o esilio; Emigrazioni più o meno forzate per il clima opprimente della provincia; Esili che sono rimasti indelebili nella memoria della città; Profonde lacerazioni superate; Locarno che si *propone* (tocco di classe!) come luogo di riconciliazione, di pace e di integrazione…

Di certo alle autorità di questo borgo di provincia non manca il senso dell’ironia e del sarcasmo, se a questo striscione tappabuchi che chiede scusa per discriminazioni perpetuate mezzo migliaio di anni fa, riescono ad accantonare, nello stesso campo visivo, diversi cartelli di divieto – a primo acchito sembrerebbero delle mappe turistiche – che mostrano l’area tra rotonda, città vecchia e castello evidenziata in rosso.

(Una delle nuove lapidi piazzate in zona Castello – Foto RRN)

Per alcun* quella zona “rossa” rappresenta uno, se non l’unico, spazio di integrazione e aggregazione esente da obbligo di consumo della propria gioventù vissuta a inizio del ventunesimo secolo. “IL muretto”, “LE rovine”, i portici del castello vicino all’entrata del museo o le mura sotto la rotonda quando pioveva: la sera quell’area era popolata da giovani, ma anche qualche vecchi* fedele alla strada, consumat* di droghe, sub-culture – persone fuori dalla norma della società provinciale piccolo borghese locarnese, e ancora peggio, senza lo stesso potere d’acquisto.

Per mettere fine a questa “situazione di degrado” (https://www.tio.ch/ticino/attualita/1231625/quattro–no–in-piazza-castello–la-multa-arriva-a-10-000-franchi) le autorità hanno deciso di posizionare dei cartelli di divieto. É proibito consumare alcolici, ascoltare la musica, lasciare i cani senza guinzaglio e gettare rifiuti.  “Multa al contravventore di 10’000 franchi”.
(In quel senso la città effettivamente agisce in coerenza con lo spirito della Riforma dei reazionari antisemiti misogini propagatori teologici della noia e della morale del lavoro fino a se stesso di Lutero, Calvino e Zwingli.)

Non solo si è posto fine al degrado. Parallelamente si è riusciti anche a “valorizzare” il posto con un costoso progetto, dal nome presuntuoso Palazzo del Cinema (PalaCinema per gli e le amic*), a livello partitico combattuto solo dal Partito Comunista e dalla Lega dei Ticinesi, contro il fronte social-liberal-verde amico con benefici dell’arte. Ma cosa scrivono “su di loro” i*le nuovi padron* di casa nel loro testo di presentazione? Un capolavoro.

     “Situato nel cuore della città, all’interno del PalaCinema e affacciato sulla luminosa piazza Remo Rossi, Movie è situato in un contesto completamente nuovo – il rinnovato Palazzo del Cinema – e allo stesso tempo intriso di storia. Il legame con il mondo del cinema è evidente sin dalla scelta del nome; *l’ambiente è prestigioso, estremamente curato ed elegante*.

(manca: …all’interno di un’area definita degradata da* stess* artefici, n.d.a)

     “La giornata al Movie inizia alle 7.30 con una ricca colazione, da gustare durante la lettura dei quotidiani nazionali e internazionali più rilevanti. I pranzi saranno sempre sani con un     delizioso menu del giorno, gli aperitivi esclusivi e trendy, con un personale accogliente e attento e il relax della musica Lounge più suadente. Anche la sera si potranno gustare i     deliziosi piatti della cucina, godendosi l’atmosfera unica di una cena al Movie.

     “L’offerta è molto ampia: si potrà scegliere tra una vasta selezione di bevande, cocktails e appetitose pietanze, che andranno dagli sfiziosi tapas a specialità asiatiche, senza     dimenticare i classici della cucina mediterranea. Anche la scelta delle bevande è molto varia; infatti vengono proposte, tra le molte cose, *dieci marchi prestigiosi di Gin, un’ampia lista di vini* e addirittura due diverse miscele raffinate di caffè.”

(manca: … sempre all’interno di un’area dove il consumo di alcolici viene punito con una multa di diecimila franchi svizzeri, n.d.a)

     “La parte interna del Movie si sviluppa nel grande foyer del PalaCinema, mentre l’ampia terrazza si affaccia su piazza Remo Rossi. L’esposizione del locale è suggestiva: la grande     vetrata che illumina la struttura è rivolta verso sud.” (https://www.arena.ch/it/locarno/su-di-noi/storia-e-galleria-immagini-palacinema)
(manca: … su un bel panorama di cemento, parcheggi, montagne e un benzinaio, ma almeno non si vede più la feccia, n.d.a)

Un caso di gentrificazione ad arte: zone vissute da classi subalterne vengono “purificate”, per dare spazio ai ceti medi e alti della società. Questo dramma spesso avviene in processi più o meno lenti, magari nell’arco di anni, con l’arrivo di “creativ*” e “yuppies” (young urban professionals) – tragicomincamente spesso persone dal pensiero progressista e impegnate per un mondo migliore –  in quartieri a maggioranza subalterna dalla fama di essere malfamati, ma economici. Questa “avanguardia” instaura gallerie d’arte, negozietti particolari, botteghini Bio, spazi “open office”, studi grafici e tutto il resto che l’arsenale neoliberale mette a disposizione. Queste nuove attività rendono un quartiere più attraente, la domanda da parte di altri giovani professionist* e giovani famigliole – anche qui spesso persone innovative, impegnate e aperte di mente – cresce. Nel quartiere iniziano ad apparire iniziative di vicinato, parco giochi, centri per giovani e piccoli festival, per trasformarsi pian piano in un quartiere “in”, ecologico e sociale.  I condomini vecchi vengono “risanati” – spesso con standard ecologici molto alti. Per rigor’ di logica di mercato aumentano i prezzi degli affitti, che le classi subalterne non riescono più a permettersi. Sono costrette ad andarsene, nelle nuove zone periferiche della città.

A Locarno questo processo è visibile a occhio nudo, allo stato bruto. La repressione ha assegnato ad un luogo il colore rosso, dove vigono ordinanze più severe, che immancabilmente ricorda le “zone rosse” durante Summit internazionali del capitale e del potere, aree vicine a vulcani o nelle diverse città del mondo dove effettivamente sono in corso situazioni di guerra civile. Proprio accanto è stato edificato un palazzo sfarzoso dedicato all’arte, ovvero ad una clientela di grado dotata di potere d’acquisto, che di certo non vuole vedere de* degradat* mentre consuma aperitivi “trendy” tra dieci marchi prestigiosi di Gin, musica Lounge suadente, giornali rilevanti e film spazzatura dell’industria culturale.

Di certo la situazione di presunto degrado non è stata risolta con questa mossa. Gli e le esclus* dalla norma non scompaiono con il loro sfollamento: sparpagliat* e isolat* vengono rinchius*, ospedalizzat* se non direttamente deportat*, come lo é stato recentemente il caso di un* frequentat* della zona rossa bisognosa di supporti sociali e psicologici. Lei come altre erano e resteranno per sempre elementi vivi della Loc disagio, di quella che non conta, ma lascia più tracce. Ricordati siano i loro nomi e le loro storie!

Quei cartelli di divieto, vere e proprie lapidi di una parte di Loc che è stata ammazzata nel nome del turismo e dell’arte (alla prossima edizione del Festival del Film quant* progressist* andranno a vedere film critici e impegnati nel Palazzo del Cinema, scegliendo tra addirittura due miscele di caffè e gustandosi un pranzo sempre sano? Presubilmente tutt*…), sono al contempo anche omaggio, opera d’arte, provocazione. Ed infine, un caloroso invito a riprendersi quello che con la repressione è stata privata e privatizzata, a rendere onore al colore rosso che i*le potenti hanno deciso di assegnare a quell’area in mezzo al grigio, a renderla appunto una vera “zona rossa”, per chi orchestra lo sfollamento di chi non crea abbastanza plusvalore e per chi se ne approfitta, attivamente o passivamente, coscientemente o inconsapevolmente.

La città a chi ci vive! Più spazi liberi da regolamenti e repressione!

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