Tema: Antifascismo
Data: 09/10/2017
Di: RRN
Negli Stati Uniti i nazionalisti sono tornati allo scoperto. Il movimento Antifa ed altre forze militanti si stanno organizzando per contrastare il fenomeno tentando di scacciare la presenza neonazista dalle strade e dal panorama politico. Siamo stati ad una delle conferenze organizzate in alcune città svizzere, dove un militante antifascista in visita da oltre oceano ha fornito una descrizione informativa cronologica dello sviluppo del conflitto, tutt’ora in svolgimento. L’attenzione verrà posta in particolare sugli eventi che riguardano la zona della Baia di San Francisco, città definita dal compagno una sorta di “hotspot” dell’estrema destra statunitense. Dall’elezione di Donald Trump si sono verificati in particolare in questa regione diversi tentativi di “rally” (raduni) nazionalisti, contro i quali si sono presentate altrettante contro-manifestazioni di carattere antifascista. Il testo può presentarsi lungo nel suo insieme, questo può comunque essere sorvolato con gli occhi dedicandosi maggiormente ad alcune parti.
Ragguaglio storico
Sebbene gli Stati Uniti stessi siano fondati sul razzismo, i gruppi di stampo neonazista cominciarono a prendere piede nelle città solo durante i passati anni ’80. Questi commettevano aggressioni, omicidi, atti di vandalismo in particolare ai danni di persone con un passato migratorio. Visto che i metodi “social-liberali” (democratici) non servirono a bloccare l’ondata di violenza razziale, urgeva un altro tipo di azione. Nel 1987 nacque dunque a Minneapolis (Minnesota) il primo gruppo antifascista nordamericano organizzato sulla base dell’azione diretta. Il gruppo, chiamatosi “The Minneapolis Baldies”, – composto da punks e skinheads – riuscì a scacciare i neonazisti dai quartieri tramite attacchi costanti e impedendone la libertà di azione e di aggregazione. Ma il problema era lungi dall’essere circoscritto ad una sola città, infatti dalla fine degli anni 80′ fino a circa il 2001-2002 le strade di molte città statunitensi furono teatro di massive violenze razziali. I neonazisti versarono sangue e uccisero molte persone: migrant*, gays, trans, militanti antifascist*, della sinistra radicale e anarchic*. Il compagno tiene a sottolineare che negli Stati Uniti praticamente ogni militante antifascista ha perso qualcun* ucciso per mano/arma de* neonazist*.

(The Minneapolis Baldies – Foto da Fb: “The Minneapolis Baldies”)
Fu fondata dunque nel 1987 la “Anti-Racist Action” (ARA) – da membri dei “Baldies” e da altr* attivist* – nell’intento di creare una rete antifascista su un piano più ampio. L’ARA crebbe poi negli anni ’90 grazie anche al contributo del movimento rivoluzionario “Love and rage” il quale si impegnò nella creazione di nuovi gruppi in altre località. La lotta diretta riuscì a contrastare in maniera incisiva il fenomeno della violenza razziale, ma a caro prezzo: troppe perdite. Il periodo più nero durò fino al 2002 quando i neonazisti annunciarono una marcia a Washington D.C contro la quale venne organizzata una manifestazione. Ci furono degli scontri e lo svolgimento della marcia venne impedito. Quello fu il loro ultimo tentativo di mobilitare in massa. La rete antirazzista/antifascista riuscì nel frattempo a consolidarsi in particolare in nord America e in Canada, contrastando i neonazisti tramite l’azione diretta fino alla sua dissoluzione nel 2013 – anno in cui è nato l’Antifa, un gruppo unitario senza confini. Continue reading Antifascismo negli Stati Uniti; scorrimento di un conflitto con testimonianza dalla California →